Pubblichiamo la traduzione dell’intervista a Paolo Primavera apparsa il 9 agosto
sulle pagine del quotidiano cileno La Segunda.

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Tutto è nato come un gioco, quando Paolo Primavera e suo padre sfogliavano riviste nell’edicola di famiglia con l’idea di creare una realtà capace di fare da contrappeso ai tanti “giornali inutili” che si vendevano. Succedeva a Ortona in un periodo molto particolare per la famiglia di Paolo: il padre stava affrontando la malattia e per questo il fotografo ed editore era tornato nel suo paese dal Cile, dove viveva da cinque anni. Qui, tra forti emozioni e voglia di rendere omaggio a un sogno comune, è nata Edicola, la prima casa editrice dentro un chiosco di giornali.

Oggi Edicola rappresenta uno dei nessi culturali più interessanti che collegano Cile e Italia. Nel suo catalogo opere di scrittori di entrambi i paesi, distribuite in Cile e in Italia (e in tutto il mondo nel formato digitale). Nona Fernández, Alejandra Costamagna, Natalia Berbelagua, la novella grafica “Gli anni di Allende” di Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta sono alcuni dei titoli tradotti in italiano, mentre autori come Solidea Ruggero e Gianluca Di Renzo sono già arrivati sul mercato cileno. Tutto realizzato in maniera indipendente e grazie a una rete di amici e collaboratori sparsi in tutto il mondo.
Paolo Primavera, che gestisce la casa editrice insieme alla moglie Alice Rifelli, definisce il gruppo di lavoro che ruota attorno a Edicola “una famiglia disfunzionale che fa libri”. L’artista cileno Sasha Laskowski, ad esempio, cura l’aspetto visivo di una delle collane dalla sua casa di Mosca.

“Mio padre non ha fatto in tempo a conoscere Edicola”, dice Paolo da Ortona, dove vive una parte dell’anno. “In Italia siamo l’unica casa editrice nata dentro a un’edicola. Per noi è fondamentale che la letteratura torni a vivere nelle strade, è lì che si possono incontrare nuovi lettori e promuovere l’abitudine alla lettura. A volte penso che Edicola rappresenti il mio modo di pulirmi la coscienza per aver interrotto la tradizione di famiglia del chiosco di riviste e giornali.

[da qui riportiamo la versione integrale dell’intervista]

Come sei arrivato in Cile?
Era il 2003 ed ero lì per un documentario de “arrastre”, ovvero per fotografare più aspetti possibili del paese affinché gli scatti potessero poi essere venduti su differenti canali. Non parlavo una sola parola di castigliano, ma ho avuto la fortuna di percorrere il Cile da Arica a Punta Arenas e sono rimasto scioccato di fronte alla sua ricchezza di climi e territori. Non potevo credere che si trattasse sempre dello stesso paese. Aldilà della distanza dall’Italia, per me tutto era nuovo e misterioso. Quando mi dissero che, senza averli riconosciuti, avevo fotografato Silvio Rodriguez e Gladys Marin, la mia ignoranza mi aprì un mondo. Alvaro Hoppe mi raccontò la sua storia e mi fece vedere le sue fotografie. Il quadro era completo: avevo la possibilità di iniziare a vedere le cose da un altro punto di vista. Tornai in Italia, sistemai le mie cose prima di rientrare in Cile e iniziare una nuova vita.

Come funziona la casa editrice?
Edicola ha una sede in Cile e un’altra in Italia, è attiva da tre anni e può contare sulla collaborazione di un gruppo di persone fondamentali, sempre più numerose. Io e Alice veniamo da esperienze diverse e abbiamo due visioni distinte dell’editoria. Questo per noi è un punto di forza. Quando ci siamo sposati abbiamo fatto una grandissima festa in campagna e invece dei tradizionali regali abbiamo chiesto donazioni a chi voleva scommettere sul nostro progetto editoriale. Raul Hernandez, che considero il Charles Aránguiz dell’editoria cilena, è direttore delle collane di poesia, “Canción Callejera” che pubblica in patria giovani poeti cileni come Julieta Marchant e Angélica Panes, e “Disciplinas Antiguas”, che traduce in italiano la poesia cilena (in catalogo “Fanon City Meu” di Jaime Huenún tradotto da Paolo Agrati e “La Bandiera del Cile” di Elvira Hernandez tradotto da Giuliana Barbaro). Le illustratrici Aracelli Salinas Vargas e Francisca Yañez rendono uniche le copertine di Edicola grazie al loro stile personalissimo. In Italia il nostro “agente segreto” è Claudia Scano, responsabile degli eventi e dei rapporti con le librerie a Milano, una delle città più vive dal punto di vista della cultura. Hernan Chavar, un italo argentino che con una matita in mano fa meraviglie e Santiago Morilla, che da Madrid cura le incredibili copertina della collana Media Hora, sono tra gli illustratori della produzione italiana. Devo molto anche a tutto quello che ho imparato negli anni della Master in Editoria de La UPD, ai docenti e ai compagni di corso che fin dall’inizio hanno appoggiato Edicola, agli amici della Cooperativa de Editores de la Furia e ovviamente a mia madre, che dal chiosco di giornali è la nostra libraia più agguerrita!

Come funziona Edicola dal punto di vista della distribuzione e traduzione?
Sia in Cile che in Italia siamo distribuiti a livello nazionale. In Italia il contratto ci permette di lavorare anche con librerie indipendenti (a oggi sono circa quindici) che sono interessate al progetto, che lo appoggiano perché come noi ci credono. Con queste librerie apriamo un dialogo diretto e questo ci aiuta a fare in modo che i libri di Edicola siano effettivamente promossi tra i lettori e non spariscano dagli scaffali. La traduzione è il fulcro del progetto editoriale, è attraverso la traduzione che stiamo creando un ponte culturale tra Italia e Cile. La nostra rete di traduttori è composta dagli amici docenti de La Escuela Italiana de Santiago e dai traduttori Maria Nicola, con la sua enorme esperienza e il suo amore per la lingua spagnola, Rocco D’Alessandro, che oltre a fare traduzioni, viaggia il mondo insieme alla compagna per promuovere il concetto di turismo sostenibile attraverso il progetto “Vitamina Project”, e da Axel Pikett, giornalista e scrittore cileno che ha vissuto e studiato in Italia e che quindi conosce, oltre la lingua, anche la società.

C’è interesse verso la letteratura cilena in Italia e viceversa?
In Italia abbiamo tradotto Luis Landa, Claudia Apablaza, Nona Fernández, Alejandra Costamagna, Natalia Berbelagua, Ileana Elordi, Jaime Huenún, Elvira Hernandez, Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta. C’è molta curiosità attorno a ognuno di loro. I contenuti non solo solo un mezzo per diffondere la lettura ma anche per conoscere il paese: i lettori italiani scoprono un mondo lontano, si appassionano alla scrittura per sottrazione di Alejandra Costamagna, alla storia editoriale de “La Bandiera del Cile”, i più anziani ci raccontano cosa ricordano del colpo di stato di Pinochet. L’entusiasmo del lettore vale quanto l’aumento di fatturato. E lo stesso succede in Cile con la letteratura italiana. Se la stessa attenzione che si presta alla letteratura straniera venisse data all’essere umano, questo mondo andrebbe diversamente. Dalla nostra piccola realtà cerchiamo di lavorare molto con le scuole e di promuovere l’amore per i libri nei più piccoli.