Mattia Moro è fumettista, illustratore e graphic journalist. Mentre lavoravamo alla traduzione italiana de Gli anni di Allende il suo contributo, la sua esperienza e il suo spirito sono stati fondamentali. Gli abbiamo chiesto di scrivere il suo punto di vista sul libro di Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta.

“Gli anni di Allende, di Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta, è una novella grafica che racconta una serie di avvenimenti storici ben precisi. Mille giorni di governo di Salvador Allende in Cile, tra il 1970 e 1973, finiti tragicamente con la sua morte. Il primo governo socialista democraticamente eletto al mondo, con a capo una personalità rivoluzionaria ma gentile, ragionevole, lontana da quegli eccessi che hanno caratterizzato le altre esperienze socialiste al mondo. I due autori analizzano con una razionalità e una precisione estreme la complicata esperienza politica di Allende, e cercano di restituire un quadro il più completo possibile degli avvenimenti.

Il processo di reperimento e organizzazione delle fonti, che per un’opera di graphic journalism è importantissimo, acquista qui una valenza enciclopedica. Centinaia infatti sono i volumi, saggi, fotografie, video, registrazioni e documenti d’epoca analizzati e raccolti nel volume, e si vede. Quando la materia da narrare è così tanta gli autori devono in genere fare una scelta: concentrarsi su un avvenimento ben specifico e sviscerarlo da cima a fondo portando una visione magari più personale, oppure cercare di cogliere il quadro generale, la grande storia. Gli autori de Gli anni di Allende hanno optato per la seconda, e infatti la scrittura di Reyes e il montaggio di Elgueta sono l’immagine di un vero e proprio distacco dalla materia narrata, un allontanamento forzato a servizio della restituzione storica più accurata possibile.

La narrazione va in una direzione che direi inversa rispetto alla grande maggioranza degli esempi di graphic journalism. Spesso infatti si predilige un registro più personale, basato in prima lettura sulle impressioni e sulle situazioni di vita vissuta, e che solo in seconda battuta va ad analizzare una determinata situazione storia o sociale. Questo approccio consente di coinvolgere il lettore con una storia che possiamo chiamare di fiction, inquadrata su uno sfondo realistico e giornalisticamente narrabile.

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I due autori de Gli anni di Allende invece non cercano di catturare l’attenzione del lettore, ma la chiedono. Le prime pagine del fumetto infatti ci presentano una scena che chi nel 2016 ha più di quarant’anni, o conosce leggermente la materia, ricorda bene. Santiago del Cile in fiamme e la morte di Salvador Allende, durante il colpo di stato che portò il generale Augusto Pinochet al potere e che inaugurò un lungo ventennio di dittatura militare durissima. Gli autori ci fanno quindi vedere già come finisce la storia, dove si va a parare, presentandoci immediatamente il protagonista vero, cioè il Cile.

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La storia infatti ha un protagonista umano, un giornalista americano di nome John Nitsch che funge da collante tra i vari personaggi e ci permette di seguire un filo logico, come un’indagine, ma il vero protagonista rimane sempre il Paese intero, i suoi cambiamenti e le sue evoluzioni. Le stesse inquadrature scelte da Elgueta ce lo ricordano durante tutta la lettura. Sono moltissime le scene di massa, i campi lunghi, e le ricostruzioni storiche accuratissime dei volti politici, mediatici del Cile di quegli anni.

È un percorso di conoscenza, quello che ci propongono Reyes ed Elgueta, che alla fine della lettura ci porterà a conoscere perfettamente una storia spesso dimenticata rendocene molto più consapevoli”.

Mattia Moro, fumettista, illustratore e graphic journalist