Conosco l’autore Paolo Agrati via Facebook dove, a parte un invidiabile viaggio in Rajasthan nel 2017, condivide solo battute ironiche (non sempre apprezzabili), forse con l’intento di emulare “poeti” attualmente di moda ai Potery Slam, che hanno costruito il proprio successo su battute da basso cabaret televisivo. Potrei citare alcuni nomi particolarmente apprezzati dal largo pubblico, che però non compra poesia, chissà perché.

Quindi, come sempre, non ho precise aspettative, se non quella di una poesia corrotta da comicità presuntuosa. Invece  sono piacevolissimamente sorpresa dalla qualità lugubre delle composizioni, sia scritte che musicate. Infatti stavolta il libro in realtà è un cd, anzi, per meglio dire, una compilation musicale; al primo ascolto si direbbe di natura sperimentale, in collaborazione con notevole compositore/esecutore e uno speaker di elevata capacità (ma che non rispetta gli enjambements).
Solo in seguito scoprirò che lo speaker è l’Agrati stesso, il “cattivo” dei videogame di Batman1, nonché cantante della Band THE SPLEEN ORCHESTRA , il cui compositore e fonico è Simone Pirovano, che dà un’impronta da bassista  molto evidente nelle colonne sonore dell’Agrati.
THE SPLEEN ORCHESTRA, ispirata a film di Tim Burton, è nome quantomeno azzeccatissimo per il rigor mortis poetico di PARTITURE PER UN ADDIO. “L’idea è quella di raccontare il celebre regista attraverso un proprio linguaggio musicale e scenico mantenendo intatto lo spirito poetico delle pellicole. Cercando di riproporre, con un taglio “indie”, l’immaginario musicale e visivo di estrema ricchezza. Viene così a delinearsi il primo embrionale progetto della Spleen Orchestra – Tim Burton Show.” Cit.
Le poesie fin dall’incipit vanno subito in tema:
I
“ho scelto il pieno mistero della morte.”
II
“ci consuma piano finché di noi non resta/ che un soffio, un grumo di sangue guasto.”
III
“ma piano davvero, la vita perdersi/come moneta dal taglio della tasca.”.
L’esordio della silloge poetica dell’Agrati è tutt’altro che allegro, come ci si potrebbe aspettare invece dal suo temperamento via Social. Infatti, nei miei forforismi di Pastorology predico “la vita non è Facebook”. Se volete piaciarli e condividerli, seguite questo link, per favore.
Il seguito è una sorta di inno al suicidio. Attenzione, non mera istigazione, ma investigazione delle varie possibilità espressive insite nell’estremo gesto. Al che colgo finalmente il significato del titolo: è un addio non ad un* partner, non ad un luogo geografico, non a un lavoro. E’ un addio alla vita.
Esplorandone diverse modalità, per annegamento, per recisione dei polsi, per impiccagione, inscenando un incidente d’auto, una caduta dal trapezio nel circo, per mano di un sicario, sotto il convoglio della metro, per intossicazione farmacologica, oppure emulando gli attentatori delle Torri Gemelle, per un colpo di pistola, con monossido di carbonio dal tubo di scappamento, per esplosione di un ambiente saturo di gas da cucina, con tuffo dal balcone, con un frammento di specchio inferto al collo, dal ponte, per mano della Polizia, persino per malattia cancerosa – sembra che certe formazioni derivino la loro eziopatogenesi dalla psiche, quasi dalla volontà – l’Agrati vorrebbe augurarsi di trovare il modo ideale per decidere da sé la propria morte.
XXIV
“Prima sono andato a puttane di nascosto per provare/il gusto del tradimento. Perché fosse più amaro/per mia moglie, ho scelto una donna sciatta e avanti/negli anni e ci ho fatto tutto quello che il danaro/poteva pagare. Tra sette minuti e venti il mio corpo/fermerà la metropolitana nella quale lei, elegante/come ogni settimana, se ne va dal suo giovane amante.” Sottile ironia, pregevole gioco di contrasti.
XXXIII
“Pensavo non ci fosse/via d’uscita dal dolore. Illuso da una finta libertà/mi sono rinchiuso nei loro pensieri, per non uscirne più.” Anche la chiusura di una mente può essere considerata alla stregua della morte.
XLI
“ho guardato il sole e ho tolto le scarpe/perché per il volo non servono suole.” Da Ungaretti, di una lucidità terribile però.
PARTITURE PER UN ADDIO è ascoltabile e apprezzabile su BANDCAMP, un social per musicisti e musicofili. La mia immancabile critica sulla copertina è positiva e guadagna loro (musicisti, speaker, autore) le famigerate 5 stelle su GoodReads.
Mi ha commossa profondamente, perché anch’io nascondo un’anima malinconica dietro al sorriso che indosso tutti i giorni e, da musicofila qual sono, pure sensibile alle “scale minori”. Consiglio davvero di cuore all’Agrati di lasciar perdere le battute da basso Poetry Slam e di rivelare la vera natura della sua Arte, anche sui Social.
Consigliato ai malinconici, agli estimatori di Edgar Allan Poe e di Tim Burton, agli aspiranti suicidi per trovarvi un lato leggero, o, viceversa, ai cuori allegri come me per disvelare  l’altro lato della vita: la morte.
Pubblicato su Leggolibrifacciocose.