D’accordo, vi dico la verità: io giovedì 10 maggio lo ricorderò soprattutto come il giorno in cui l’autore cileno Francisco Ovando mi ha offerto una Pastiglia Leone. Pare che le ami e che da lui costino tantissimo, motivo per cui ha riempito un’intera busta di scatolette da riportare a casa – sperando che non lo fermino all’aeroporto. Francisco Ovando è uno che a prima vista spiazza: giovanissimo, altissimo, capelli corti e tinti di biondo, tatuato e con diversi piercing sulla faccia. Ma è uno che spiazza anche dopo, quando finalmente parla e spiega. Di certo l’incontro con lui è stato il più interessante e (sarà banale ma è così) bello di giovedì. Ovando è pubblicato da una casa editrice che seguo da diverso tempo e ammiro molto, Edicola Ediciones. Pubblicano tra Italia e Cile, cercando di avvicinare le rispettive letterature in una forma che sempre più appare precisa e degna di nota. Si deve a loro anche la pubblicazione, tra gli altri, di Nona Fernández, straordinaria autrice che sempre più viene giustamente notata da critica e pubblico. Per l’incontro con Ovando mi sposto alla Libreria Trebisonda (tra parentesi, probabilmente una delle migliori librerie di Torino, con una selezione di titoli a dir poco eccezionale e una divisione geografica degli autori sugli scaffali). L’evento fa infatti parte del programma del Salone Off, serie di iniziative legate al Salone che si svolgono però in giro per la città (a volte anche su mongolfiere o sottomarini). Il titolo del libro sperimentale e atipico di Ovando, che tra le altre cose ha vinto il premio Roberto Bolaño, è Tutta la luce del campo aperto (ma il titolo originale era un cortázariano Casa Volada, che volutamente riprende il celebre e splendido racconto Casa tomada contenuto in Bestiario). Il nostro cileno è talmente folle da aver portato questo romanzo come tesi di laurea. Sono un ribelle, dice, volevo una tesi che fosse anti-accademica. Doveva scrivere una ricerca, ha scritto un romanzo su una ricerca. A me è bastato questo per volergli bene. A dialogare con lui ci sono Andrea Sirna (stimatissimo gestore del blog Un Antidoto Contro La Solitudine e del canale YouTube Andrea Pennywise) e la traduttrice del libro, Giorgia Esposito, che nel rendere in italiano la lingua di Ovando si è trovata davanti a un compito decisamente complesso. Ovando si concentra molto sul ruolo del lettore. Non esiste niente come la “lettura passiva”: la lettura vera è per forza di cose attiva, un’interpretazione in continua discussione. Un libro non è fisso né stabile. È importante la messa in discussione, come nella realtà. Anche nel mondo di tutti i giorni non facciamo che vedere versioni di una verità. La realtà stessa è continua interpretazione – specialmente nel mondo contemporaneo, dove tutto sembra finzione. La traduzione, poi, dà vita a un nuovo libro. È per forza di cose diverso dall’originale, motivo per cui Ovando è stato felice di modificare anche il titolo dell’edizione italiana e di poter cambiare alcuni passi per adattarli meglio al pubblico italiano: dove la traduzione fa perdere certi aspetti, c’è bisogno di nuovi riferimenti ipertestuali. Bisogna aprire “canali di connessione” con la lingua d’arrivo. Ancora oggi essere artisti, in Cile e nel mondo, è soprattutto un gesto coraggioso. Forse ancora di più che in passato. Cambiano i tempi, i modelli, ma resta la lotta.

(grazie ad Andrea Sirna qui è possibile ascoltare il podcast dell’evento)

 

Pubblicato su L’Armadillo Furioso.