Non si discuteva così di immigrazione e divisione tra bianchi e neri probabilmente dall’epoca dell’apartheid rimasta in vigore fino al 1994. Siamo nel 2019 e, ancora, al grido di: “Prima gli italiani” e “Porti chiusi”, ci troviamo ad affrontare l’analisi del valore umano che mai dovrebbe essere messo in discussione a causa di pregiudizi etnici e sociali. In “Paradiso Italia” di Mirko Orlando, fotografo e illustratore, si tenta di fare proprio questo ossia sdoganare la condizione degli immigrati – visti solo come attentatori dello Stato – per mostrare il loro volto umano segnato dalle rughe del dolore per la perdita dei propri cari e la condizione di povertà asfissiante che devono sopportare anche in Italia. I clandestini reggono il loro status di indigenti, protestano contro le misere paghe del caporalato, tentano di attraversare i confini con scarso successo rimanendo bloccati di fatto in un Paese che smette di essere il Paradiso tanto agognato.

Il libro è un’opera di graphic journalism edito dalla casa editrice italo – cilena Edicola Ediciones, un’unione vincente di fotografia e fumetto con cui Mirko Orlando invita i lettori a non tollerare il silenzio, perché uccide la dignità, i diritti umani e la libertà. Lo scrittore riesce a immortalare gli sguardi persi di chi patisce le pene della fame e non solo, e lo fa vivendo con loro, fumando una sigaretta dopo l’altra insieme a chi ha vissuto sulla propria pelle tragiche storie. La diversità spaventa, è vero, ma questo manuale di civiltà insegna ad accettarla attraverso consapevolezza e impegno.

“Paradiso Italia” non si legge, si ammira per la contaminazione dei linguaggi comunicativi in grado di restituire un’opera che va oltre la questione degli sbarchi. Sì, perché il problema non è solo arrivare, ma come rimanere. Dagli occupati delle palazzine dell’ex Moia di Torino fino ai braccianti del ghetto Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, le storie di N., di J., di L. capovolgono i tradizionali punti di vista sull’immigrazione.

L’integrazione, dunque, è frutto di un processo sociale che viene dal “basso” e di politiche dall’ “alto”. È evidente che, con questo libro, si dimostra appunto come l’inclusione sia difficile da noi, a differenza, ad esempio, di altri Paesi, gli Stati Uniti, in cui gli immigrati europei si sono integrati nella maggior parte dei casi in modo soddisfacente. Orietta Onelli Priami.

 

Pubblicato su Eventi culturali magazine.