Oggi vi portiamo alla scoperta di una splendida casa editrice conosciuta alla manifestazione “Una marina di libri” a Palermo, siamo subito entrati in sintonia con il loro modo di pensare e con il loro affascinante catalogo.

 

La vostra storia è piuttosto particolare, siete nati nel 2013 in Cile e nel 2015 avete aperto una sede anche ad Ortona nell’edicola (da cui il nome) di famiglia. Com’è nato il tutto? Perché prima il Sud America e in seconda battuta l’Italia?

Paolo: Edicola è una storia personale, intima e pubblica. Nasce tecnicamente in Cile nel 2013, ma l’idea prende forma da una conversazione avuta con mio padre nel 2007 nell’edicola che la mia famiglia gestisce a Ortona, in Abruzzo, da più di cent’anni. Io sono la pecora nera che non ha seguito la tradizione famigliare e quindi, dato che ognuno si lava la coscienza come può, il nome è un omaggio al posto dove sono cresciuto. La casa editrice nasce in Cile per due ragioni: ero lì già da anni per lavoro e perché è stata la mia tesi di laurea nel Master in Editoria. Da tempo volevo aprire una casa editrice che incrociasse le due culture, italiana e cilena, così lontane e diverse. Edicola è uno strumento per abbattere la paura che ingiustamente abbiamo nei confronti della diversità e un modo di “complicarci” felicemente la vita con due mercati, due culture diverse e due pubblici lettori. La ciliegia sulla torta è stata Alice che con il suo ingresso, nel 2015, ci fa festeggiare un terzo compleanno.

Il formato dei vostri libri è molto compatto e maneggevole, ottimo per chi ha sempre un titolo in borsa e per chi viaggia molto. Il vostro essere “pendolari” ha influenzato questa scelta?

Alice: Probabilmente in modo inconsapevole, sì. Una delle domande che ci viene rivolta più spesso dalle persone che amano i libri quanto li amiamo noi è: “Vivendo sei mesi in Cile e sei mesi in Italia, dove tenete le vostre librerie personali?” La verità è che la maggior parte dei miei libri sono in Italia, dove ho vissuto stabilmente fino al 2014. Ma la libreria del Cile si fa ogni anno più ricca e consistente, con il risultato che unirle in un unico luogo sarà decisamente difficile (o per lo meno molto costoso, ma è una questione che tendo felicemente a rimandare). Ci sono però alcuni libri che porto sempre con me, avanti e indietro da un continente all’altro. E sarà per questo che come lettrice apprezzo il concetto di portabilità. Uscire di casa con un libro in borsa significa che qualsiasi cosa succeda (un noioso viaggio in metro, un ingorgo nel traffico, la fila alle poste, il ritardo della persona che sto aspettando o una inaspettata panchina all’ombra) sarò salva e potrò approfittare del mio tempo nel miglior modo possibile, ossia leggendo.

In Edicola abbiamo scelto un formato compatto (12×16.5 cm) per la collana di letteratura cilena contemporanea e abbiamo notato che piace molto alle persone e che funziona bene anche quando aumenta in modo significativo il numero di pagine, come nel caso di Tutta la luce del campo aperto di Francisco Ovando, una delle nostre ultime uscite più apprezzate dai lettori e dai librai.

Le vostre collane hanno nomi particolari, se per alcune l’associazione è intuibile (v. “Stivale”, “Poesia” e “Illustrati”), altre destano grande curiosità. Vi va di raccontarcele?

Al tiro, la collana di letteratura cilena contemporanea, prende il nome da un’espressione popolare cilena, molto diffusa, che significa “veloce, adesso, subito”. Merkéndove raccoglieremo i libri illustrati, è un particolare tipo di spezia, dal sapore piccante e affumicato, usata tradizionalmente nella cucina Mapuche: è il nostro omaggio al Cile, che ha la forma sottile e lunga di un peperoncino. La collana che raccoglie le voci femminili della poesia cilena si chiama invece Canción callejera in omaggio a Cesare Pavese, una bella intuizione di Raúl Hernández, poeta, bibliotecario, amico e direttore della collana. Lo scambio tra Cile e Italia è presente anche qui!

“Non si giudica un libro dalla copertina”, ma è innegabile che le vostre non lascino indifferenti i lettori. Com’è nato il sodalizio con Hernan Chavar?

Paolo: Curiamo devotamente le nostre copertine per rispettare anche esternamente il libro e il lettore. I libri sono come il cibo, entrano prima dagli occhi. Così, per ogni collana scegliamo un’artista che possa rispettarne l’anima. Conosco Hernan dai tempi dell’Accademia di Belle Arti e ne ho sempre apprezzato il segno e la visione. A dire la verità saranno vent’anni che voglio comprargli un quadro che probabilmente adesso abbellisce qualche parete di qualcuno più sveglio di me. Quando abbiamo aperto la collana Al tiro lo abbiamo arruolato subito e siamo sempre più felici. Grazie Hernan, per le tue copertine, per la tua arte e per il tuo essere una grande persona.

Rimanendo in tema illustrazione la stessa Alice ha curato insieme a Francisca Yáñez il volume “Alfabeto illustrato bilingue italiano e spagnolo”, raccontateci di questo ponte tra le due culture che portate avanti con le scuole di entrambi i paesi.

Alice: È iniziato tutto da un’idea di Paolo e di mia madre, Marina Guerrini, che insegna alla scuola elementare del mio paese. Abbiamo chiesto a tre illustratori cileni, in Italia in occasione della Children’s Book Fair di Bologna, di venire a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, e realizzare dei laboratori d’arte e creatività insieme ai piccoli studenti. Dopo tre anni, la collaborazione tra la scuola, il Ministero di Cultura del Cile (che sostiene la partecipazione dei propri illustratori alla fiera di Bologna) ed Edicola è un progetto consolidato che prevede la realizzazione di una decina di laboratori ogni anno e che coinvolge circa 200 alunni, dai 6 ai 13 anni.

Il nostro obiettivo è quello di offrire a bambini e ragazzi l’opportunità di conoscere un’altra cultura attraverso il gioco, l’arte, la manualità, la lingua, i libri. È un modo per abbattere le frontiere, per trasmettere loro il valore dell’accoglienza, per renderli “cittadini del mondo”. Ed è lo stesso spirito che anima il volume Alfabeto bilingue che abbiamo realizzato con Francisca Yáñez, illustratrice e artista cilena in prima fila nel diffondere la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione.

Dalla piccola scuola di Portomaggiore, la collaborazione con insegnanti e istituti didattici si è via via allargata, sia in Italia che in Cile e desideriamo che si estenda sempre di più. Entrare in un’aula e dialogare con bambini e ragazzi, giocare insieme a loro alla scoperta di una nuova lingua, o – quando sono più grandi – ascoltare le loro riflessioni e osservarli mentre si confrontano con un testo o un autore, è uno degli aspetti più stimolanti del nostro lavoro.

Cito ” Nel 2011, nell’ambito della Fiera del Libro di Guadalajara, è stata inserita nella rosa dei 25 “segreti” meglio custoditi della letteratura latinoamericana. ” Quindi Nona Fernandez è una sorta di Elena Ferrante latina? Cosa la rende così particolare?

Alice: Non sono sicura che il paragone funzioni! Nona Fernández non ha mai fatto mistero della sua identità, ma c’è voluto un po’ di tempo perché il suo valore come scrittrice venisse conosciuto anche fuori dal Cile. Noi siamo stati i primi a pubblicarla in Italia e ne siamo orgogliosi. Credo che la scrittura di Nona si distingua per la sua capacità di amalgamare la memoria collettiva con le esperienze personali, di trattare con spietata raffinatezza il ricordo, sempre soggettivo, e la materia del sogno. È una scrittura cui affidarsi, lasciando da parte la nostra razionalità, un flusso intenso di immagini e sensazioni in cui immergersi, anche a rischio di affogare, per poi emergere più coscienti della realtà che ci circonda.

Ci ha colpiti la grande attualità presente in “A sud dell’Alameda”, il cui messaggio non rimane circoscritto ad un’area geografica ma fa eco alla realtà di un’intera generazione. Era questo l’intento?

Alice: L’intento è sempre quello di pubblicare libri necessari, almeno dal nostro punto di vista. E A sud dell’Alameda di Lola Larra e Vicente Reinamontes è decisamente un libro necessario. Racconta, a metà tra diario e graphic novel, la Rivoluzione dei Pinguini, l’ondata di proteste che ha scosso il Cile nel 2006, quando migliaia e migliaia di studenti hanno occupato le scuole, le università, le strade e le piazze per chiedere l’abrogazione dell’ultima legge voluta da Augusto Pinochet, attraverso la quale la dittatura ha di fatto privatizzato il diritto allo studio, applicando anche nel sistema educativo i brutali concetti del neoliberismo. Il libro è attuale (e necessario, lo dico ancora!) perché trasmette al lettore le ragioni e la necessità dell’impegno, della partecipazione attiva, dello stare in prima linea nella difesa dei diritti, non solo dei propri, ma di quelli di tutti. Inoltre è la testimonianza dello straordinario senso civico di quei ragazzi.

“Durante lo spettacolo successe più o meno la stessa cosa della sera prima. Il pubblico, sempre rumoroso ed entusiasta, rimase zitto ma mano che la storia di Sharaharàzad avanzava. Nessuno mi guardava. Era come se il racconto si svolgesse nello spazio d’aria che mi separava dagli occhi del pubblico. La storia appariva e io sfumavo o diventavo trasparente come un fantasma. Era come se tutti, il pubblico, i personaggi, io stessa, fossimo sospesi nel tempo, o meglio, come se il tempo non esistesse.”

“Tony nessuno” di Andrés Montero-

Ringraziamo Alice e Paolo per la loro grande disponibilità.

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