La prima visione che ho di Gianluca è quella di un uomo con un paltò grigio alla Epifanio, celebre personaggio di Antonio Albanese, occhiali da vista, una folta barba a incorniciargli la faccia, cappuccio calato sulla testa sul quale porta degli occhiali da sole tondi, chitarra in spalla, valigia.

Non ci siamo mai visti ma ci sorridiamo come se ci riconoscessimo.

Gianluca Di Renzo è il primo autore di Edicola Ediciones che porto a Milano: la sera del suo arrivo faremo un reading con accompagnamento musicale tratto dalla sua raccolta di racconti “La gente morta non si diverte”, mentre il giorno dopo presenteremo ufficialmente il libro insieme al suo amico Alfredo Padovano, che modererà l’incontro.

Lo accompagno a casa mia, dove resterà durante la sua permanenza e gli faccio trovare la sua camera come se fosse quella di un umile albergo, dispiaciuta di non avere esaudito le sue strampalate richieste.

Ci sediamo subito a tavola: lui, la mia coinquilina e io; chiacchieriamo come se ci conoscessimo da una vita e non ci vedessimo da tempo immemore. Gianluca ha un senso dell’umorismo fortissimo, è esuberante senza strafare, è vivace e i suoi occhi esprimono le emozioni che trasmette col corpo e la voce. Capisco già che le presentazioni saranno uno spasso e non vedo l’ora di iniziare.

Dopo pranzo si mette a suonare la chitarra mentre Eleonora e io ci sistemiamo. La sua presenza infonde gioia anche quando non parla. Quasi quasi chiediamo alla sua famiglia se ce lo possiamo tenere, ha detto che sa pure cucinare e che vorrebbe preparare la cena: chi lo lascia tornare a Ortona?!

Arriviamo a TAC Teatro, lo spazio polifunzionale che ospiterà l’evento, con un’ora e mezzo di ritardo rispetto all’orario di prova stabilito e quindi con solo mezz’ora di tempo per sistemarci.

Allestiamo la sala e il banchetto dei libri e aspettiamo il pubblico, che arriva alla spicciolata. Mentre attendiamo, Ornella propone di aprire una bottiglia di prosecco, per rilassarci e fare qualche chiacchiera e, quando ci sembra opportuno, iniziamo.

Gianluca improvvisa melodie blues, chino sulla chitarra, silenzioso, mentre Ornella e io leggiamo dei brani da “La gente morta non si diverte”. Non avevamo preparato nulla a tavolino, tutto scorre naturalmente, come il prosecco.

Gianluca_TACTra accenti sui quali si scivola e qualche battuta di Gianluca arriviamo alla fine… la fine delle letture, perché quello che segue è una sorta di show dell’autore abruzzese, che ci allieta con racconti legati alle storie narrate nel libro e aneddoti sulla sua vita, anzi, le sue vite. Le persone ridono, sono curiose, fanno domande, intervengono, sembra di stare fra amici. Mentre fanno capannello al banchetto dei libri, il nostro eroe firma le copie vendute e non manca di scrivere un pensiero personalizzato, ad hoc.

Andiamo via tardissimo e una volta a casa Gianluca mantiene fede alla parola e prepara la cena, che consumiamo a mezzanotte. Si va avanti fino alle tre di notte a chiacchierare, ridere di gusto e bere vino. Gianluca sembra non esaurire mai quelle che appaiono come leggende legate alla sua vita e alla gente che conosce.

Ci parla dell’Abruzzo, della sua gioventù, della sua famiglia,
soprattutto dei suoi nonni, che sono immortalati tra storia e fantasia nella prima parte del libro.

Il giorno dopo siamo alla cosiddetta “scatola lilla”, la libreria “Il mio Libro” di Cristina. Un angolo di Milano dove la gente viene non solo a comprare libri, ma a sentirsi a casa.

In questo caso arriviamo con largo anticipo. La giornata, contrariamente al tempo meraviglioso del giorno precedente, è scura e piovosa e qui a Milano si festeggia il Carnevale Ambrosiano. Temiamo un forfait di massa e invece, seppure in ritardo rispetto all’orario previsto arrivano amici e sconosciuti. Anche Cristina offre una bottiglia di prosecco, che Gianluca stappa con fare da intenditore.

Gianluca_Mio_LibroL’introduzione di Alfredo Padovano, compita e seria, mi induce a pensare che si tratterà di una presentazione contenuta e formale: mi sbaglio, perché via via che il tempo passa emerge la verve di Gianluca, che ricorda, ricama, prende in giro se stesso e la vita.

Attraverso l’intervista, le letture di due brani tratti dalla terza e ultima parte del libro
e le sue favelle che hanno il retrogusto di mitologia contemporanea, emerge il ritratto di un uomo che non ha pretese, non perché sia uno che si accontenta come gesto di resa, ma perché gode precisamente e pienamente del momento.

Mi colpisce un pensiero che Gianluca condivide spesso durante questi due giorni intensi, riferendosi ai racconti dei suoi nonni che hanno ispirato la prima parte della raccolta: quanto c’è di vero in ciò che narriamo? Anche e soprattutto quando tramandiamo esperienze e condividiamo vissuti. Il tempo fagocita e trasforma i ricordi, i particolari si spostano quasi impercettibilmente fino a diventare qualcos’altro. L’autore quindi si domanda quanto ci sia di attendibile o, meglio, reale nella Storia, quella con la “esse” maiuscola, se ciascuno di noi nel riportarla ne ha – più o meno involontariamente – cambiato i dettagli.

E tutto diventa come un grande romanzo scritto a più mani dal quale Gianluca estrapola dei brani. Noi siamo lettori, spettatori, compagni di viaggio, protagonisti e comparse.

Il mio consiglio, oltre a quello di correre in libreria a comprare “La gente morta non si diverte”, è di chiedere a Gianluca di raccontarvi della volta in cui vinse il premio “John Fante” per il racconto che apre il libro.

Grazie, Gianluca, e grazie Edicola Ediciones per questi incontri fra persone e le loro storie.

Claudia Scano