Tra le ultime uscite di Edicola – una casa editrice che vive e pubblica tra Italia e Cile (ma guarda a tutto il Sud America) con l’intento di costruire un ponte di libri e cultura, uno dei marchi più coraggiosi, interessanti e puri del panorama indipendente cartaceo – sono apparsi tre titoli straordinari. Tre vere e proprie perle che hanno in comune la bellezza della sintesi e la forza evocativa dell’attualità intima dell’essere umano, istupidito da globalizzazione e bestiario in odor di dittatura, politica e mentale.

Di perle e cicatrici, di Pedro Lemebel (traduzione di Silvia Falorni) raccoglie 70 cronache, a volte rabbiose, a volte commoventi e tragiche, a volte disperatamente divertenti, di una delle voci più importanti e indipendenti della cultura e dell’arte cilena e sudamericana. Pubblicato per la prima volta in Cile nel 1998, i testi fanno parte dei monologhi compilati per il programma radiofonico Cancionero di Radio Tierra e trattano il trasformismo dei carnefici una volta tornata l’imperfetta democrazia, gruppi rock negli anni Ottanta della contestazione e delle barricate, il coraggio dei primi gruppi lesbo e gay, rimandi alle icone culturali del passato, fotografie di quartieri poveri e caricature nei quartieri bene della destra reazionaria. La cornice rimane Santiagolunfarda alla maniera della Roma di Vittorio Giacopini o della Buenos Aires di José Gobello, meticcia, sporca, elettrica, attraversata da fiumi-fogna e da branchi di cani, umani e a quattro zampe.

Un vero e proprio manifesto politico, intelligente e dissacrante, crudele e dolce. Una magnifica opera che trasuda a ogni pagina l’eccezionale capacità di osservazione dell’autore, che non trascura mai gli ultimi, gli abbandonati, quelli che hanno combattuto e hanno perso e quelli che ancora si oppongono alle bestialità del potere contemporaneo. Un libro che tutti dovremmo leggere come medicina verso l’abisso a cui la politica mainstream, ma non solo, ci vorrebbe gettare.

 

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano