Cile e Italia. Due paesi apparentemente così lontani ma in realtà, come ogni angolo del mondo, tanto vicini. Edicola è una realtà editoriale che ha saputo esplorare e valorizzare le peculiarità letterarie di queste due meravigliose tradizioni dando ampio respiro a sbocchi culturali di grande innovazione e creatività. Sapendo riconoscere, inoltre, il talento di autrici e autori di eccezionale forza narrativa. Tra questi il libro “A sud dell’Alameda. Diario di un’occupazione” di Lola Larra e Vincente Reinamontes, neo vincitore del Premio Andersen di quest’anno nella categoria miglior libro oltre i 15 anni. Alice mi racconta come tutto questo sia riuscito a divenire una realtà in continua evoluzione. 

Come e quando nasce Edicola?

Il nucleo della casa editrice nasce nel 2013 da un’idea di mio marito Paolo, che viveva in Cile da diverso tempo. Nel 2015 è nata la sede italiana, a Ortona, nell’edicola di riviste e giornali che la sua famiglia gestisce da cent’anni. Io sono arrivata proprio quell’anno. Già da qualche tempo avevo iniziato a collaborare al progetto, a pensarlo insieme a Paolo per coniugare vita e lavoro. 

Ad oggi potreste essere definiti un ponte letterario tra questi due paesi. Distribuite a livello nazionale in entrambi e avete in  catalogo una trentina titoli, divisi tra testi di lingua italiana e spagnola. Siete una realtà unica in questo. Come si svolge il vostro lavoro? 

È un lavoro fatto di spirito di adattamento, apertura e flessibilità, di antenne vigili per capire come rapportarci e confrontarci con una dimensione che viaggia continuamente su due binari. È soprattutto un lavoro che mi ha fatto crescere moltissimo di fronte alle occasioni di confronto, di scambio e di diversità.

Che punti in comune pensi che abbiano il Cile e l’Italia?

Sono sempre le persone che creano i contesti in cui viviamo e le straordinarie persone con cui abbiamo l’opportunità di collaborare e confrontarci ogni giorno, in entrambi i paesi, sono il filo rosso della nostra vita in continuo movimento. Durante i primi tempi percepivo invece come differenza, la libertà di sperimentare e rischiare, che in Cile sentivo più forte che in Italia. Poi ho capito che questa libertà ha più a che vedere con il rapporto che abbiamo con noi stessi che con la geografia che abitiamo. 

Come scegliete gli autori?

Nel catalogo di Edicola, abbiamo costruito dei percorsi di lettura e delle collane, all’interno delle quali ci sembra che possano trovare una “casa” ideale determinati autori e determinati titoli. In Italia, la collana Al Tiro ospita ad esempio gli autori più rappresentativi della letteratura cilena contemporanea, tra cui Nona Fernández, María José Ferrada e Alejandra Costamagna. In Cile, la collana Canción Callejera raccoglie la poesia, tutta al femminile, di giovani autrici contemporanee. Scegliamo in base ai nostri gusti, all’emozione che ci genera un certo tipo di scrittura, alla conversazione che può aprire una determinata storia. 

Raccontami di questa collana dedicata alla poesia contemporanea femminile cilena. Perché avete scelto proprio delle giovani donne?

Insieme a Raul Hernández, il direttore editoriale della collana, non vogliamo costruire un “ghetto”, quanto uno spazio di espressione e confronto. Ogni nuovo titolo rafforza la presenza e la visibilità degli altri e ogni volta che organizziamo un reading è davvero molto interessante ascoltare come le voci di queste poetesse si intreccino e si completino a vicenda. 

Organizzate anche progetti rivolti alle scuole, come i laboratori “Rifugiarsi nel mondo” condotti dall’illustratrice cilena Francisca Yañez, grazie ai quali i giovani alunni vengono accompagnati in un percorso temporale che, attraverso Anna Frank, la dittatura cilena di Augusto Pinochet e i più recenti conflitti, li pone di fronte a una riflessione molto delicata: se dovessi lasciare di corsa la tua casa, cosa metteresti in valigia?

Sono stati i primi laboratori che abbiamo portato nelle scuole e li ricordo con grande emozione. Quella di Francisca è una storia di esilio. Ha dovuto abbandonare il Cile dopo il colpo di stato del ’73 e ha vissuto in Germania e in Costa Rica, prima di poter tornare nel suo paese. Il suo lavoro di artista è estremamente influenzato da questa idea di viaggio e connubio di culture. Durante i laboratori abbiamo chiesto ai bambini e alle bambine di immedesimarsi in chi, alla loro stessa età, è costretto a fuggire e abbandonare la propria casa.

E alla domanda su che cosa metterebbero in valigia cos’hanno risposto? 

Cose molto divertenti. Ad esempio, un intero frigorifero o più classiche come la felpa del cuore, libri, fumetti, i giocattoli, l’animaletto di casa. Molti hanno dichiarato che avrebbero portato via le fotografie dei nonni. La tecnologia non è stata molto presente, o meno di quello che ci saremmo aspettati. Nella seconda parte del laboratorio ogni bambino ha compilato il proprio “passaporto”, rispondendo a domande come “qual è la tua parola preferita” o “qual è la tua paura più grande”. L’obiettivo è quello di sensibilizzarli riguardo all’idea che un documento come un passaporto non dovrebbe essere in grado di togliere o dare diritti a seconda di dove viene stampato. Sono le persone ad avere i diritti, e non le carte. Che è la stessa idea alla base di un altro libro che abbiamo appena pubblicato, “Paradiso Italia” di Mirko Orlando, reportage tra fotografia e fumetto nel mondo dell’immigrazione clandestina in Italia. 

“A sud dell’Alameda. Diario di un’occupazione” di Lola Larra e Vincente Reinamontes ha vinto il Premio Andersen 2019. Cosa vi ha spinto a sceglierlo? 

Sicuramente l’universalità della storia che racconta, la qualità letteraria e grafica, e la capacità degli autori di raccontare grandi ideali attraverso una storia e un linguaggio coinvolgenti e adatti ai ragazzi. Il riconoscimento dell’Andersen ci ha emotivamente travolto e siamo certi che sarà un passo importante per far conoscere ancora di più questo libro meraviglioso.

Che ruolo pensi abbia la letteratura per ragazzi in questo momento storico?

Le statistiche ci dicono che i bambini più piccoli leggono molto e poi, crescendo, si allontanano dai libri. È nostro compito, e anche una grande responsabilità morale, pubblicare libri che siano capaci di trattenerli nello spazio magico della lettura che, prima di essere un piacere, è anche uno sforzo. Editori, autori e illustratori, insieme dobbiamo trovare le modalità giuste non solo per trasmettere buoni contenuti, ma anche per abituare i ragazzi all’oggetto libro, al tipo di fruizione che la parola scritta richiede, affinché la lettura diventi una scelta consapevole e una sana abitudine.

Come vi immaginate la crescita di Edicola?

A piccoli passi, calibrati, coerenti tra loro. Ci impegniamo ogni giorno per fare libri che possano durare nel tempo. 

 

 

Pubblicato su Bloom as you are.