Folle affanno
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La piaga ci invase come un’altra colonizzazione, attraverso la malattia.
Rimpiazzò le nostre piume con siringhe,
e il sole con la goccia gelida della luna affacciata sul contagio.
Tra gli anni Settanta e Ottanta una doppia piaga si abbatte sul Cile: la dittatura militare di Pinochet e la diffusione dell’epidemia di AIDS. Pedro Lemebel si fa portavoce della comunità omosessuale e transessuale, in quegli anni decimata dal virus, raccontando un mondo folle e disperato, ironico e solidale anche di fronte alla tragedia. Con una prosa graffiante e variopinta, lo scrittore e artista cileno rende omaggio alle locas, regine proletarie della strada e della disco, che tra piume e tacchi a spillo diventano il simbolo di ogni forma di marginalità e resistenza. Dopo Di perle e cicatrici e Irraccontabili, Edicola porta per la prima volta in Italia Folle affanno, trentaquattro cronache urbane e un poema-manifesto per un folgorante inno alla libertà di pensiero, azione e amore.
“Folle affanno è una raccolta di cronache battagliere, politiche, barocche, indigene e meticce. È la mappa o la genealogia del panorama omosessuale nel bel mezzo dell’arrivo dell’AIDS nel sud del continente latinoamericano. È una barricata nella lotta per l’emancipazione marica, il manifesto di un’urgenza, di una battaglia culturale, di una geografia precaria soffocata dalla dittatura, dall’omofobia, dal neoliberalismo selvaggio e dalla grande peste.”
Juan Pablo Sutherland
“Di quella festa esiste soltanto una foto, un cartoncino sbiadito nel quale riaffiorano i volti froci sfocatamente esposti allo sguardo del presente. La foto non è bella, ma salta subito all’occhio la militanza sessuale del gruppo che ritrae. Incorniciate da lontano, le loro bocche sono eco di risate e gesti congelati dal flash dell’ultimo brindisi. Frasi, proverbi, smorfie e battute appese alle labbra e sul punto di cadere, sul punto di sprigionare l’ironia con il veleno dei loro baci. La foto non è bella, è mossa, ma la nebbia dell’immagine fuori fuoco allontana per sempre l’inalterabilità del ricordo.” tratto dalla cronaca "La notte dei visoni"
"Questo libro parla di locas. Il concetto di loca racchiude il significato di omosessuale, transessuale, travesti; ma in spagnolo vuol dire anche pazza, matta. E se l’uso tende ad essere comunemente dispregiativo, Lemebel lo trasforma come solo lui sa fare: la loca, qui, diventa una diva, una regina proletaria, una star di Hollywood in pelliccia di visone. Abbiamo quindi deciso di non tradurre il termine perché, a nostro avviso, non esiste una parola in italiano che ne esprima il significato rendendole giustizia, e dato che la loca è la protagonista del libro, non potevamo proprio permetterci di perdere nemmeno una briciola della sua essenza." - tratto dalla nota iniziale all'edizione italiana