Una delle cose che amo di più dei libri che leggo, che poi spesso è proprio ciò che vado a cercare, è quando mi raccontano la vita.

Un’altra delle cose che amo tanto, e di cui c’è sempre veramente bisogno, è quando, raccontandomi la vita, mi raccontano anche la storia del mondo, consentendomi di colmare vuoti di conoscenza che, più andiamo avanti, meno possiamo permetterci di avere.

Le 70 cronache che Pedro Lemebel, poliedrico artista cileno, ha scritto per il programma radiofonico Concionero di Radio Tierra, portate in Italia da Edicola Ediciones, questa casa editrice che non perde occasione per regalarci ogni volta dei veri e propri capolavori, sono una meravigliosa raccolta di vita, una carrellata delle vittime, dei complici e dei carnefici che hanno popolato le strade cilene nel complicato periodo politico che ha visto una dittatura, la fine della stessa e l’instaurarsi di una apparente democrazia.

È un pezzo di storia del mondo che, colpa mia, conoscevo davvero poco e che, visto da qui, da chi quelle strade le ha battute in tutti gli angoli, a partire dai più remoti margini, assume colori e significati forti e profondi, come le cicatrici che emergono, gravi e dolorose, da queste cronache.

Si sente la voce narrante, è facile immaginare di essere con l’orecchio incollato alla radio, ipnotizzati dai racconti che, uno dietro l’altro, in una sequenza che si fa sempre più urgente, si svelano nella loro totale potenza poetica.

E tutte le cronache, nessuna esclusa, regalano uno spunto per andare ad approfondire, per cercare ancora e ancora, in preda quasi ad una febbrile sete di conoscenza.

Mi sono ritrovata, così, a mettere in pausa la lettura per andare a cercare informazioni, volti, immagini.

Ma non solo, queste cronache sono fatte per essere lette ad alta voce, è come se te lo chiedessero, come se quelle vite, quella voce che le ha viste e osservate, avessero l’urgenza di essere declamate al mondo intero, così, presa dalla  necessità di condividere, mi sono ritrovata a tavola, con il mio piccolo mondo intero, a leggerne qualcuna, a tratti con la voce rotta dal turbamento.

Di perle e cicatrici, di Pedro Lemebel, affronta temi importanti e fondamentali, quello del potere, in tutte le sue forme, della vanità, della voglia di emergere, apparire, ma anche e soprattutto il dolore, l’emarginazione delle minoranze di ogni tipo, la violenza subita, l’orrore causato dalla dittatura, le contraddizioni della nuova democrazia.

La copertina, di Tito Calvo, ben rappresenta la promessa di una forza che si ritrova tutta in queste pagine, una forza dirompente, cronaca dopo cronaca.

La traduzione, impeccabile, è di Silvia Falorni.

 

Pubblicato su L come libro