Io ti amo / da rinsavire.
Questa poesia non esiste; è fiction, ma potrebbe verosimilmente essere il pensiero in versi di una lettrice (o lettore) dedicato all’autore di “Poesie brutte”, al termine della sua lettura. Alcuni ingredienti ci sono: poche parole (come vogliono gli “epigrammi”), l’amore esagerato, il verso finale che dà senso ai precedenti. Ne mancano altri: ma per riuscire ad imitare quelli bisognerebbe vivere ne “l’iperuranio degli innamorati”, dove credo abiti stabilmente da tempo Agrati. E’ quel mondo di cui sappiamo veramente poco, perché seppure presente qui accanto, ci è distante un abisso e forse un’eternità. Lo abitano da sempre i poeti e moltissimi bambini, soprattutto quelli felici; in passato lo abitavano gli antichi greci, i latini (di sicuro i “neoteroi”), i trobadori, gli stilnovisti, tutti quei pazzi furiosi là (a proposito, l’Orlando di Ariosto sarà cittadino benemerito!). E’ un mondo buffissimo, di follia buona dove tutto gira alla rovescia. Talmente alla rovescia, che ci mostra gentilmente e ingenuamente che i malrovesciati siamo noi. Lì non si ama “da morire”, ma casomai da “vivere” e per giudicare le imprese d’amore non si valuta più se vale “la pena”, ma casomai -e meglio- “la gioia”. Sì, è il mondo dove molti di noi vorrebbero traslocare prima di subito. Non perché non abbia regole, anzi ne ha di rigorosissime, ma talmente semplici che a qualcuno di noi potrebbero risultare complicatissime. Proviamo ad indurle dalle poesie stesse. (Altro modo non abbiamo, non le conoscono neanche gli abitanti).
Una sicuramente è “Non avrai altro dio, oltre la Sincerità”:
Tu che hai timore / di mostrare / le tue fragilità. / Secondo me fai bene.
Ovviamente per “Sincerità” si intende quella totale, a 360 gradi, quella anche auto diretta:
Sto bene con te / perché mi fai ridere. / Che bello ho pensato / ma me lo hai detto / mentre eravamo a letto.
Un’altra regola sarà “ Si possono dire con sommo piacere le parolacce”
Amore / i tuoi silenzi / fanno il rumore / del terremoto. / Arriveranno di sicuro / i vicini a rompere il cazzo.
Un mondo dove l’unica cosa da prendere davvero seriamente è lo scherzo; dove i perbenisti penserebbero di essere all’inferno e dove noi tutti saremmo finalmente chi vogliamo davvero essere, cioè dei “figli di puttana”, ma “a fin di bene”…..molto meglio del paradiso!!!
Vorrei essere / il magnaccia / del tuo cuore / per farlo battere / solo per me.
…un mondo dove fortunatamente non si ragiona più con la testa…
Tu mi mandi / fuori di cuore.
…dove potremmo prendere in giro tutti e chiunque…
Nelle tue braccia / mi sento sicuro / come un fanciullo / in sacrestia.
…dove fosse per i suoceri, i generi si ammazzerebbero di pippe….
Quando ho chiesto / la tua mano / a tuo padre / m’ha risposto, / ma la tua / non ti basta?
…dove miracolosamente anche la tristezza fa ridere…
Ho aspettato una vita / la mia anima gemella. / Poi mi sono accorto / di avere sbagliato vita.
A proposito di tristezza, nel titolo Poesie brutte c’è un giudizio che sa di sentenza; ma proveniente da chi? È la prima burla della raccolta. Agrati ci prende subito in giro, perché vuole dire: “Per voi – i più “fortunati” tra di voi -, abituati a secoli di petrarchismo e poeti dolenti e queruli, per voi che abitate la vita a “pena” sopportandola, queste poesie “felici” vi risulteranno sicuramente “brutte”.
*Il libro verrà presentato in anteprima il 9 Maggio al Circolo Lettori di Novara.
Paolo Agrati, oltre alla scrittura e alle performance dal vivo, si dedica al canto nella Spleen Orchestra, band che ha fondato nel 2009. Numerose le sue partecipazioni a manifestazioni internazionali tra le quali il XXIV Festival della Poesia di Medéllin, il XXXIII Festival di Poesia di Barcellona, la World Slam Cup di Parigi e il IV Portugal SLAM. Nel 2018 partecipa alla Poefesta di Oliva in Spagna e al MIAMI music Festival di Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Poesie Brutte (Edicola Ediciones 2019) Partiture per un addio (Edicola Ediciones 2017) Amore & Psycho (Miraggi Edizioni 2014), Nessuno ripara la rotta(La Vita Felice 2012), Quando l’estate crepa (Lietocolle 2010) e la plaquette piccola odissea (Pulcinoelefante 2012).
Pubblicato su Poesia del nostro tempo.