M. è una bambina di soli sette anni quando, complice una madre che si è persa in un buco scuro da cui non riesce del tutto a tornare, decide di saltare spesso e volentieri la scuola per accompagnare il padre, D., commesso viaggiatore, in lungo e in largo per il paese a vendere i prodotti di ferramenta.

Mia madre era una persona taciturna. Anche se, ora che ci penso, non era taciturna. Era semplicemente triste, e la tristezza non le permetteva di prestare attenzione ai dettagli.

M. e D. si assestano ben presto su questa nuova vita e diventano una squadra che funziona molto bene.

M. impara in fretta a conoscere il mondo, costruendo un proprio e meticoloso inventario delle regole necessarie per comprendere bene i meccanismo che lo governano.

Capisce, che D. è un pessimo padre ma un ottimo datore di lavoro, che le epifanie portano quasi sempre ad una importante rivelazione e che tutte le rivelazioni possono rientrare in una precisa categoria.

Per esempio, un giorno capisce che la vita è un luogo solitario e che questa è una di quelle cose che rientrano nella categoria delle cose che sono semplicemente come sono.

Quel che voglio dire è che ognuno cerca di spiegarsi il meccanismo delle cose con ciò che ha sottomano. Io, a sette anni, avevo allungato la mia e avevo trovato il catalogo dei prodotti Kramp.

Tutto fila liscio, fino al giorno in cui le cose della vita che le girano attorno finiscono in rotta di collisione l’una con l’altra e vanno a sgretolare il suo catalogo della realtà.

Il passato oscuro della madre, questo padre che annota tutto su biglietti e tovagliolini per creare regole e rituali che governano la sua vita, il disegno del Grande Falegname, i suoi viaggi clandestini come aiutante di un commesso viaggiatore, le bugie per giustificare le assenze a scuola esplodono all’improvviso e mettono fine alla vita da catalogo.

M. si ritroverà, dopo anni, a cercare ancora qualche segnale di un passato che non riconosce più e capisce, alla fine, che il mondo va avanti secondo un meccanismo che non si può né catalogare, né fermare e che quel passato, quel legame tra lei e D., tenuto insieme dal catalogo dei prodotti Kramp, non c’era più, aveva cessato di esistere proprio come il catalogo stesso.

Kramp, di María José Ferrada, è uno spaccato di vita che trascina in un viaggio sempre al limite tra i buchi creati dalle mancanze e la più splendida ironia, sbaraglia tutte le regole del vivere ordinario e ci regala una visione della vita libera da ogni pregiudizio o sentimento preconfezionato.

Si legge d’un fiato e lo si chiude con una profonda nostalgia per M. e per i suoi occhi limpidi e assetati.

 

Pubblicato in L come libro.