Nessuno arriva al circo per caso: lui ti chiama e tu arrivi. Dice così la tradizione circense a proposito di quei pochi che circensi lo sono diventati, senza nascerci dentro. Proprio ciò che è successo al bambino che un giorno sarà conosciuto con il nome di Tony Nessuno, lasciato al Grande Circo Garmendia all’età di tre anni da un arabo misterioso insieme ai due volumi delle Mille e una notte. Dal giorno della sua comparsa tutto cambia. Il circo Garmendia, che di grandioso non ha niente ed è anzi un povero circo di straccioni (anche se bravi, o almeno così pare), perde un leone e guadagna il successo. Il libro portato dall’arabo diventa la chiave con cui la piccola trapezista Javiera, autoproclamatasi cantastorie, apre la porta di una nuova èra. Un’èra di pubblico pagante sempre più folto, che si raccoglie di sera in sera, di villaggio in villaggio, per ascoltare i racconti di Shahrazaād. Finalmente i Garmendia possono fare progetti: cibo migliore, un camion per trasportare l’attrezzatura, forse presto un nuovo tendone. Nel frattempo il bambino cresce in mezzo a loro protetto da Javiera e dalle sue zie ma odiato dal capofamiglia Malaquias e trattato come un estraneo da tutti gli altri. Ecco il perché di quel nome, Tony Nessuno: Tony perché è così che in Cile, Argentina e Bolivia vengono chiamati i pagliacci, Nessuno perché è senza nome e senza passato, e nessuno sa che farsene di lui. Il romanzo dello scrittore e cantastorie ventottenne Andrés Montero (tradotto da Giulia Zavagna) è una piccola perla cilena arrivata in Italia grazie a Edicola Ediciones, una casa editrice che meriterebbe un articolo a parte. Nata a Santiago del Cile, ha la sua sede legale nell’edicola di Ortona (Abruzzo) che appartiene alla famiglia del fondatore Paolo Primavera da più di cent’anni. Insieme, lui e sua moglie Alice Rifelli portano avanti un progetto bellissimo: metà anno in Cile, metà anno in Italia, pubblicano letteratura cilena in Italia e letteratura italiana in Cile. Laggiù alla fine del mondo l’editoria è una cosa uguale e diversissima, mi hanno raccontato. Uguale per l’amore che ci mette la gente dei libri – una tribù che ha lo stesso sangue in ogni angolo della terra –, diversissima per la natura di alcune cose, tipo le unioni di editori indipendenti in cui ci si aiuta a vicenda come nelle corporazioni medievali, e certe fiere del libro immense che durano un mese.
Leggendo Tony Nessuno viene voglia di andarci subito, in Cile, e di girare l’America latina su un carrozzone con questa famiglia scalcinata, montando il tendone da circo ai confini di cittadine sperdute e aspettando l’ora dello spettacolo della sera mentre il vento solleva la polvere della strada. Come la piccola Javiera, che per tutta la vita si domanderà se il mondo vero sia quello del circo o quello di fuori, senza mai trovare una risposta. Perché chissà qual è la verità, se dentro un’illusione ci vivi. E chissà se in fin dei conti non sia più reale quell’illusione, rispetto alla vita vera.

Pubblicato su Il Foglio Quotidiano.