di The Slowear Journal
Edicola Ediciones è una casa editrice indipendente italo-cilena nata dall’intraprendenza di una giovane coppia di italiani innamorati del Cile e della letteratura.
Un’edicola storica nel centro di Ortona, il sogno di un ragazzo e di suo padre e un’infatuazione improvvisa per il Cile. Sono gli elementi principali di una storia decisamente fuori dal comune, quella di una piccola casa editrice indipendente, Edicola Ediciones, che dal 2013 pubblica titoli in italiano e in spagnolo fra Italia e Cile, costruendo un ponte virtuale fra due mondi non poi così distanti, sebbene divisi da due lingue diverse, un Oceano e un continente.
Una storia che somiglia essa stessa a un romanzo e che ha per protagonisti Paolo Primavera e Alice Rifelli, due giovani e coraggiosi editori, coppia nel lavoro e nella vita. Paolo e Alice vivono e lavorano fra Ortona, sede italiana della casa editrice, la provincia di Ferrara, terra d’origine di Alice, e Santiago del Cile. Li abbiamo incontrati per farci raccontare nei dettagli la loro avventura.
Come nasce il ponte fra Italia e Cile?
Paolo: Facevo il fotografo, e ho conosciuto il Cile attraversandolo per realizzare un reportage. Quell’esperienza è diventata un libro e si è sedimentata nella voglia di tornare, cosa che ho fatto iniziando a collaborare con due quotidiani per poi insegnare in un’università per quattro anni. Nel frattempo avevo iniziato un Master in editoria che ho dovuto interrompere dopo che una telefonata mi ha annunciato una malattia terminale di mio padre e sono tornato a casa. Mio padre gestiva un’edicola che appartiene alla mia famiglia da più di cent’anni e mentre eravamo lì un giorno ci siamo detti che tra tutto quello che vendevamo c’erano molte pubblicazioni inutili e che avremmo dovuto avere la nostra casa editrice, votata alle nostre rispettive passioni, la fotografia e la costruzione di mobili in legno. In quel momento un tarlo si è insediato nel mio cervello. Quando mio padre è scomparso sono tornato in Cile per finire il Master e lì è nata Edicola, la nostra casa editrice. Attraverso la traduzione costruiamo un ponte tra la cultura cilena e quella italiana, oltre che proporre titoli in spagnolo in Italia e in italiano in Cile.
Com’è la situazione dell’editoria indipendente in Cile?
Alice: Il paese in questo momento sta vivendo un fervore culturale simile a quello sbocciato durante il governo di Allende. Sono passati ormai trent’anni dalla fine della dittatura e sebbene la democrazia cilena sia tuttora molto fragile, le persone sono tornate a sperimentare, a interrogarsi, a incontrarsi. Lo stato investe molto sulla cultura e i risultati si vedono.
Paolo: In Cile l’associazionismo tra colleghi è molto più rodato rispetto all’Italia. Quattro anni fa abbiamo fondato una Cooperativa di editori, la Cooperativa della Furia. Eravamo in sette. Oggi siamo più di quaranta. E nel frattempo abbiamo, assieme alle altre organizzazioni, sviluppato e messo in marcia un programma di internazionalizzazione del libro cileno, partecipato alla stesura della nuova legge del libro, democratizzato il prezzo d’acquisto.
Come scegliete i vostri autori?
Alice: Ci sono vari modi per scegliere un libro da pubblicare. Il più banale è quello di innamorarsene come lettore. Ma ci affidiamo anche all’esigenza di seguire la voce e il progetto di uno stesso autore, o a quella di costruire una sorta di puzzle dove ogni libro è un pezzo che speri di mettere al posto giusto, nel momento giusto.
Voi pubblicate anche ebook, ma nel vostro sito dite di “credere ancora nella carta”.
Paolo e Alice: Siamo partiti immediatamente pubblicando in contemporanea la carta e il formato elettronico. Crediamo a entrambi. La sterile diatriba tra i due supporti non ci è mai interessata. Il libro è anche un prodotto e se per venderlo (e farlo leggere) dobbiamo uscire di notte e trascriverlo sui muri, potremmo anche farlo. L’ebook è un altro stile di editoria, con moltissimi vantaggi rispetto alla carta sia per il lettore, sia per l’editore.
Per i nostri libri di carta scommettiamo anche sul fattore “portabilità”, infatti la maggior parte del catalogo cartaceo ha le stesse dimensione di un device.
Come vedono i cileni la cultura e gli autori italiani?
Paolo: C’è grande curiosità verso l’arte, la cultura, la letteratura italiana. Il peso della nostra storia e ci ha regalato grande rispetto, anche se resistono i soliti luoghi comuni. Nel campo della letteratura, a fare la parte dei leoni ci sono soprattutto i grandi autori: Calvino, Pavese, Pasolini, Natalia Ginzburg, ad esempio. In Edicola abbiamo fatto e continueremo a fare la nostra parte, traducendo autori italiani contemporanei ma non solo: abbiamo da poco pubblicato in Cile La notte di Dino Campana, con la traduzione di Antonio Nazzaro.
Che cosa vi ha fatti innamorare del Cile?
Alice: Inizialmente ho avuto un po’ di difficoltà con l’avocado e i terremoti. In tre anni ho fatto pace con entrambi. Il primo ho imparato a sceglierlo e a mangiarlo come si usa qui, estremamente maturo, con un filo d’olio e un pizzico di sale sul pane tostato o per legare i sapori di freschissime insalate. Con i terremoti non c’è ovviamente da scherzare, ma le costruzioni cilene sono sicure, pensate e realizzate per sopportare una terra che trema continuamente. Ed è proprio questa natura prepotente e al tempo stesso generosa che mi ha fatto innamorare del Cile.
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