Sono una non-lettrice di Erri De Luca.
Ho iniziato e abbandonato senza troppo rimorso almeno un paio dei suoi libri, anche se amo profondamente il suo Elogio dei piedi.
Conosco il suo impegno sociale, ma non mi sono mai particolarmente avvicinata alla sua opera di scrittore e poeta.

Averlo sentito parlare dal vivo però, ha cambiato le carte in tavola.

Ospite dell’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile, in un’ora di conferenza De Luca ha detto cose straordinarie.
Quell’uomo anziano, con gli stessi occhi chiari e la stessa eleganza di mio nonno, con l’aria stanca e un po’ assente di chi ha fatto un lungo viaggio, disponibile e paziente nel concedere autografi e abbracci per le fotografie, ha detto cose potenti. Che riporto qui in forma di appunti.
Sono certa che qualche altro non-lettore di De Luca si avvicinerà alla sua persona.

Apri la tua bocca per il muto
De Luca cita un passo della bibbia – di cui è un grande conoscitore – per spiegare qual è il compito supplementare dello scrittore: dare voce a chi non ce l’ha.

Nell’ambito di un dibattito sulla responsabilità dell’autore pubblicato da Nazione Indiana, approfondisce così l’argomento: “Un calzolaio è tenuto a fare bene le scarpe, questo è il suo compito istituzionale. Se poi vuole darsi un supplemento di responsabilità civile, allora deve stargli a cuore la buona causa di dare libertà di scarpa e di cammino a tutti, di più a chi ne è privo. Lo stesso uno scrittore: è tenuto a scrivere bene le sue storie e se ha fatto questo in buona coscienza, ha meritato il rango e lo stipendio. Ma se ci tiene a darsi un impegno in più, allora gli spetta di promuovere la libertà di parola per chiunque, compresi i suoi avversari. Libertà di parola detta, scritta, letta, cantata: per tutti non solo per qualche collega ristretto da un regime.”

P1070649 (2)“Oggi sono molte le persone che vanno in giro scalze: lo scrittore ha la possibilità di operare affinché tutti possano andare in giro con scarpe buone.”
Basta leggere la sua biografia e le recenti pagine di cronaca, per verificare che De Luca è davvero uno scrittore-calzolaio.

Le buone cause non hanno personale specializzato
“Sono stato cavalcato da alcune buone cause, che si sono servite di me e di altri. Ci hanno lanciato addosso obiettivi importanti che non potevamo ignorare. E io non sono stato un disertore. Ho obbedito alle buone cause che mi sono arrivate davanti.”

Per conoscere in 5 punti essenziali il processo contro lo scrittore, accusato di istigazione a delinquere per essersi espresso a favore dei sabotaggi contro la TAV, c’è questo articolo di Internazionale. Pur non facendo parte del “personale specializzato” De Luca ha scelto di non tirarsi indietro.

Chisciotte, il cavaliere invincibile degli assetati
De Luca cita il poeta turco Nazim Hikmet, che ha descritto Don Chisciotte come “il cavaliere invincibile degli assetati” (qui la poesia).

“Invincibili – dice De Luca – non sono quelli che vincono sempre, ma quelli che continuamente vinti e abbattuti continuano a montare a cavallo. Invincibile è chi non può rinunciare a battersi.”

Come si diventa scrittori?
De Luca cita tre possibilità: leggendo un camion (ha proprio detto “camion”) di libri, affacciandosi e sporgendosi dalla finestra e ascoltando le storie dei vecchi.
L’ultima, mi è sembrato, è quella che lui ha preferito.
“Non invento storie, sono solo un redattore delle storie che mi sono arrivate. Quelli di cui scrivo non sono personaggi, ma persone.”

Più un libro mi piace, più me lo dimentico
“Da lettore prendo dal libro quello che mi serve e poi lo mischio con la mia intimità.
E più si mischia con la mia intimità più lo dimentico, perché è andato a finire sotto la pelle.”
Ascoltando queste parole ho sorriso, perché ho finalmente scoperto dove si nascondono le letture che più ho amato. Perdono i contorni della storia e si trasformano in impalpabili e intime sensazioni.

Una voce, una poesia
Durante la conferenza avevo già annuito vigorosamente e applaudito fuori tempo per dimostrare a De Luca tutto il mio entusiasmo. Dopo la lettura ad alta voce della poesia “A mia madre“, le carte in tavola erano già totalmente stravolte.

E ho pensato che uno scrittore è prima di tutto una persona. E poi ho pensato a Edicola: le presentazioni in pubblico possono andare bene o male, possono essere piene di gente o mezze vuote, ma l’incontro tra un lettore e uno scrittore, è sempre e comunque un prezioso incontro tra due persone.

Alice Rifelli

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Erri De Luca insieme a Edicola!
La sala dell’auditorium dell’IIC piena di italiani e cileni.
Grazie a Francesco Scagliola per le foto